MÉTO – La casa
Tutto inizia in modo strano. Fin dalle prime righe, l’atmosfera di questo romanzo è strana, inquietante.
Tutto inizia in modo strano. Fin dalle prime righe, l’atmosfera di questo romanzo è strana, inquietante.
È una notte di primavera del 1867, a Londra. Una nebbia giallastra avvolge la città. In un vicolo buio viene uccisa una giovane donna: unico testimone, un corvo.
Sally O’Hara, eccentrica cantante rock d’altri tempi, è una signora di mezz’età molto speciale. Brusca, ironica e sboccata, piomba come un tornado sulle vite di tre giovanissimi musicisti: Rocky, Sid e Sonny Boy.
Giovannino, detto Ti-Jean, detto Quattrocchi, detto Spostati Mezza Cartuccia, non si aspettava di passare così il Natale: così, cioè insieme al fratello vincente, Otello, bloccati dalla nevicata del secolo in un complesso industriale abbandonato alla periferia di Milano.
Un paese come tanti: il negozio di alimentari, la tabaccheria, il bar, il ristorante sulla strada principale.
C’è da sperare di non trovarsi mai una nonna così in famiglia. Passino i denti gialli, le gengive ballonzolanti e il suo orrido gusto nel vestire; passi la tendenza a rubare l’argenteria e il suo fetido profumo ‘Pecora Putrefatta’…
Conoscete l’uomo che saltava come una molla? Sapete di Teofilo che prendeva il mondo a pugni? E del campione bianco che abbracciò il campione nero sotto gli occhi di Hitler?
Un casermone di periferia un po’ scrostato, ai margini di una grande città, è l’inizio di una vita migliore.
Per le migliaia di piccoli Niomi che vivono sotto i pavimenti dei grandi magazzini F.lli Arnold, il mondo esterno non esiste.
Una notte di luna e brezza leggera, il piccolo Conor si sveglia di colpo sentendo bussare alla finestra della sua cameretta.
Sophie, undici anni, olandese, viene dimenticata in campeggio dai genitori durante una vacanza in Francia. Invece di disperarsi, passa all’azione: sa bene cosa fare, non è la prima volta che le capita.
Arturo e Giovanni sono figli di una qualsiasi periferia milanese affaticata e colpita dalla crisi economica, come gran parte della città, una Milano invernale che aspetta il Natale senza credere troppo nel futuro.